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Le associazioni italiane del tabacco lottano per la sopravvivenza dell'industria

SQUADRA CHIAVE
20.09.2024

Il 18 settembre, le associazioni italiane del tabacco hanno preso la parola di fronte alla Commissione Finanze della Camera dei Rappresentanti, presentando un elenco di richieste volte a proteggere le loro attività. Con l'ascesa di vaping e le vendite di nicotina online, le tabaccherie tradizionali hanno visto i loro ricavi crollare e queste associazioni vogliono vedere alcuni cambiamenti significativi. Ma, come vedrete, la loro lista dei desideri va oltre le solite lamentele: si tuffa nei divieti online, nelle commissioni obsolete e persino nei sistemi di pagamento elettronici. Diamo un'occhiata più da vicino a questo affascinante (e a volte sconcertante) dibattito.

La grande richiesta di vietare lo svapo online: chi ha bisogno della comodità?

In un mondo in cui puoi ordinare una pizza, prenotare una vacanza e trovare l'amore (o almeno una chiacchierata decente) online, i rivenditori di tabacco italiani stanno prendendo posizione contro un aspetto della modernità: la vendita di nicotina Prodotti su Internet. Demetrio Cuzzola, direttore della National Tobacco Union, ha sostenuto con passione che le vendite di sigarette elettroniche online stanno sfuggendo al controllo, lasciando indietro le tabaccherie. Secondo lui, esiste un "far west" di piattaforme europee e non europee, e ha puntato gli occhi sulla chiusura di questo moderno fuorilegge.

Perché tutto questo trambusto? Beh, le vendite di tabacco tradizionale hanno visto un forte calo, da 120 milioni di chilogrammi a soli 61 milioni in soli 15 anni. Con questo tipo di calo, Cuzzola sta sentendo il caldo e non solo per le sigarette. La soluzione? Suggerisce di vietare le vendite online di prodotti alla nicotina, rimandando così i clienti tra le braccia amichevoli dei negozi fisici. Dopotutto, chi non vorrebbe fare una bella passeggiata fino al negozio per un pacchetto invece di qualche clic?

Commissioni: Bloccato negli anni '90 come un Tamagotchi

Ricordate gli anni '90? Bei tempi, vero? Beh, forse no se siete un rivenditore di tabacco in Italia. Secondo Cuzzola e altri leader dell'associazione, la commissione sui prodotti del tabacco è ferma al 10% dal 1993. Esatto, mentre il resto di noi si è allontanato dai floppy disk e dai modem dial-up, le tabaccherie hanno vissuto in una distorsione temporale delle commissioni.

E c'è di peggio: per le lotterie, la commissione è effettivamente scesa dal 10% all'8%. Che guastafeste! In un mondo in cui inflazione e costi crescenti sono la norma, questi rivenditori di tabacco si sentono esclusi dalla festa. È come sentirsi dire che riceverai solo assegni degli anni '90, mentre tutto il resto è nel 2024. Non c'è da stupirsi che chiedano un aumento della loro commissione: devono stare al passo con i tempi e magari permettersi qualche caffellatte in più.

Il problema dei POS: la stanchezza delle commissioni

A quanto pare la tecnologia non è sempre amica dell'industria delle tabaccherie. Mentre il resto di noi sta felicemente battendo con le nostre carte di credito e portafogli digitali, i rivenditori di tabacco stanno risentendo del colpo. Ogni volta che qualcuno usa un POS (Point of Sale) per pagare le sigarette o i biglietti della lotteria, i rivenditori perdono l'1% dei loro profitti. Ora, potrebbe non sembrare molto, ma quando i tuoi margini sono già sottilissimi, è sufficiente a far pensare due volte a chiunque prima di abbracciare il mondo moderno.

Mario Antonelli, presidente dell'Unione Italiana Tabacchi, non ne è entusiasta. Infatti, vuole eliminare del tutto l'uso obbligatorio dei POS. Sostiene che queste commissioni extra sono solo un altro modo per le tabaccherie di perdere soldi, e non ha torto. Con sempre meno persone che pagano in contanti, è una situazione in cui tutti perdono. Quindi, qual è la soluzione? Forse ricominciamo tutti a portare in giro mazzette di contanti? Improbabile, ma è chiaro che i rivenditori vogliono una sorta di sollievo.

Mantenere la nicotina in famiglia: solo le tabaccherie dovrebbero venderla

Se c'è una cosa che ha davvero fatto arruffare le piume durante l'udienza, è stata la proposta finale di Antonelli: tutti i prodotti a base di nicotina dovrebbero essere venduti esclusivamente nelle tabaccherie. Esatto, niente più e-cig preferita da un negozio online o da un negozio di quartiere: bisognerebbe andare direttamente alla fonte del tabacco. La sua argomentazione? Le tabaccherie perdono la bellezza di 120 milioni di euro di fatturato ogni anno a causa delle vendite illegali e della concorrenza online.

Antonelli vuole che il governo garantisca che i prodotti a base di nicotina, dalle sigarette alle sigarette elettroniche, siano venduti solo nelle tabaccherie autorizzate. Ciò non solo farebbe tornare i clienti, ma garantirebbe anche ai negozi una possibilità di combattere contro il fiorente mercato illegale, che apparentemente costa al paese circa 1 miliardo di euro all'anno. Resta da vedere se questa idea avrà successo o meno, ma è una mossa audace da parte di un'industria disperata.

Cosa succederà ora? La grande decisione della Camera

Le associazioni italiane del tabacco hanno recentemente presentato le loro richieste alla Commissione Finanze della Camera dei Rappresentanti, con l'obiettivo di proteggere le tabaccherie tradizionali dal calo delle vendite e dall'aumento della concorrenza. Con le vendite di tabacco in Italia in calo da 120 milioni a 61 milioni di chilogrammi negli ultimi 15 anni, le associazioni chiedono il divieto di vendita di prodotti a base di nicotina online e commissioni più elevate per i rivenditori di tabacco, rimaste ferme al 10% dal 1993. Inoltre, chiedono la rimozione dei sistemi di valuta elettronica obbligatoria, che addebitano una commissione dell'1% per transazione. Le associazioni hanno anche evidenziato l'impatto delle vendite di sigarette elettroniche online e del mercato illegale del tabacco, che costa ai negozi circa 120 milioni di euro all'anno. Il governo deciderà ora se coinvolgere i rappresentanti del settore delle sigarette elettroniche nelle future udienze. notizie mette in luce l'attuale conflitto tra la tradizionale vendita al dettaglio di tabacco e la moderna distribuzione di nicotina.

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